Negli ultimi anni, la gamification ha guadagnato sempre più rilevanza come strumento innovativo per rendere le attività quotidiane più coinvolgenti ed entusiasmanti. L’applicazione di elementi di gioco al di fuori dell’ambito ludico è diventata particolarmente evidente nel settore della scuola, hanno dimostrato di essere un alleato potente nel rendere l’apprendimento più stimolante e divertente. In questo articolo, esploreremo cosa significa gamification, come può essere integrata nel campo dell’istruzione e alcuni strumenti efficaci che gli insegnanti possono utilizzare per implementare questa metodologia innovativa.
Il mondo dell’insegnamento è costellato da sfide che testano la pazienza e la resistenza dei docenti. La conseguenze è che molti insegnanti sono stressati.
La lunga attesa per trasferimenti, la presenza di colleghi disinteressati e la difficile collaborazione tra scuola e famiglia sono solo alcune delle pressioni che minano il benessere dei professionisti dell’istruzione.
Questo articolo esplora le dinamiche stressanti all’interno del contesto scolastico, analizzando il conflitto di ruolo, la gestione inadeguata del cambiamento e la comunicazione inefficace, offrendo rimedi pratici per contribuire a una discussione costruttiva su come affrontare e prevenire lo stress.
La scuola è stata rappresentata tante volte sul grande schermo. Infatti, è un crogiolo in cui si intrecciano le vite di numerosi studenti, delle figure dei professori, a volte raffigurati come maestri da cui apprendere, altre volte come tiranni da sconfiggere.
Quello che affascina registi e sceneggiatori è il microcosmo in cui si svolge l’esistenza di ragazzi, bambini e adolescenti, che si apprestano a confrontarsi con la vita al di là delle aule, o la sperimentano prematuramente.
La scuola è il luogo in cui una formazione adeguata può riscattare il destino segnato di molti ragazzi, e gli insegnanti sono i depositari di un sapere da tramandare, ma anche i talent scout che valorizzano le qualità individuali dei loro studenti.
In questo articolo vi proponiamo una lista di 7 film educativi, tutti ambientati nell’ambito scolastico. Buona lettura, o forse sarebbe meglio dire buona visione!
Se fino a pochi anni fa il web era un territorio inesplorato in cui i docenti non si addentravano volentieri, oggi Internet abbonda di insegnanti influencer che hanno sfruttato le potenzialità di canali social e streaming per far proliferare il sapere tra i ragazzi.
Infatti, padroneggiare una comunicazione a cui le nuove generazioni sono avvezze è un gancio molto forte per entrare in contatto con loro.
Dalla matematica all’italiano, dalla tecnologia alle lingue straniere, sono sempre di più i professori che decidono di mettersi in gioco. Alcuni si rivolgono agli adolescenti, altri invece forniscono idee e suggerimenti ai loro colleghi.
Non ci resta che andare alla scoperta degli insegnanti influencer col maggior seguito per usufruire dei loro consigli.
La sfida di social writing è terminata, e… Avete vinto tutti! Finalmente è pronto il nostro ebook con tutti i vostri racconti. Ne abbiamo ricevuti tantissimi, 69 trame appassionanti che fanno accapponare la pelle. Un esercizio di gruppo che ha scatenato la fantasia dei vostri studenti, alcuni dei quali hanno anche realizzato dei disegni da accompagnare alla lettura.
Secondo i dati distribuiti dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, in Italia gli studenti stranieri con cittadinanza italiana sono oltre 860.000, corrispondenti al 10% del totale. Fra questi, la maggioranza (65%) è nata e cresciuta in Italia.
Ciò significa che più di due terzi sono figli di immigrati di seconda e terza generazione. In realtà, sarebbe più corretto chiamarli “nuove generazioni di italiani”, una definizione concordata dalle molte associazioni che si occupano dei diritti dei minori legati ai flussi migratori.
Questo fenomeno, che sembra destinato a durare anche in futuro, pone nuove sfide cui i docenti delle scuole di tutte le età devono assolvere. Infatti, spetta proprio all’educazione il compito più difficile per favorire l’integrazione, attraverso la didattica interculturale.
Come si traduce in fatti? Lo vediamo in questo articolo.
Avevamo già parlato degli hikikomori in un precedente articolo, quando abbiamo intervistato Elena Carolei, presidente dell’associazione Hikikomori Italia Genitori Onlus.
Il fenomeno si sta diffondendo anche in Italia. Dopo la pandemia, si è registrata un’impennata dei casi, oltre 100mila ad oggi.
Molti sono studenti adolescenti che sperimentano un periodo di crisi esistenziale che li induce a edificare un muro invisibile tra loro stessi e il mondo circostante.
I genitori faticano a gestire la situazione, alcuni rinunciano ad aiutarli aspettando che prendano la decisione autonoma di uscire di casa nuovamente. Questo non per incapacità oggettiva, ma per la mancanza di conoscenze adeguate sull’argomento.
Ancora una volta, la scuola può svolgere un ruolo decisivo per aiutare gli hikikomori a guardare la vita che sta al di là della porta di casa sotto una nuova luce.
In questo articolo vedremo chi sono gli hikikomori, le caratteristiche comuni e in che modo docenti e presidi possono intervenire per fornire loro aiuto.
Nell’era digitale in cui viviamo, l’intelligenza artificiale (IA) sta svolgendo un ruolo sempre più rilevante nell’ambito dell’istruzione. Tuttavia, è importante sottolineare che gli strumenti di intelligenza artificiale non mirano a sostituire il fondamentale ruolo del docente, bensì a rafforzare e arricchire l’esperienza di apprendimento.
Questi strumenti rappresentano un’innovazione preziosa per supportare il mondo dell’insegnamento, consentendo una personalizzazione dell’apprendimento, l’automatizzazione di compiti ripetitivi e una migliore analisi dei progressi degli studenti.
In questo articolo, esploreremo alcuni dei migliori tool di intelligenza artificiale per la didattica. Vedremo come tali risorse possono essere integrate in modo sinergico all’approccio pedagogico, permettendo ai docenti di concentrarsi maggiormente sull’aspetto interattivo e creativo della loro professione.
Prima, però, ci teniamo a portarti in un viaggio alla scoperta di cos’è l’intelligenza artificiale, come funziona e in quali settore viene oggi usata.
Partiamo da un assunto fondamentale: chi presenta Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) non è affetto da una malattia. Infatti, il termine disturbo indica, negli studenti con DSA, un’irregolarità o un disordine nelle funzioni di apprendimento.
I DSA sono, quindi, disturbi del neuro-sviluppo che si manifestano nella capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto e fluente. Queste difficoltà emergono nel periodo della scolarizzazione, e riguardano principalmente:
- Dislessia, cioè la difficoltà di leggere velocemente e correttamente un testo scritto.
- Disortografia, legato alla capacità di scrivere in modo fluente.
- Disgrafia. La fatica dello studente, in questo caso, risiede nell’abilità motoria della scrittura, un po’ come se dovesse impugnare la penna al contrario, cercando di rendere la sua grafia leggibile.
- Discalculia. Questo disturbo compromette l’abilità di usare i numeri, effettuare calcoli e risolvere operazioni matematiche.
Se i disturbi Specifici dell’apprendimento non sono una malattia, allora non è prevista una vera e propria “cura”. Secondo AID, l’Associazione Italiana Dislessia, gli studenti con DSA hanno un diverso funzionamento del cervello, e ciò non impedisce la realizzazione della lettura, scrittura, numerazione o altro.
Quali sono, dunque, gli strumenti e le pratiche per indirizzare l’insegnamento verso altre tipologie di apprendimento? Ne parliamo in questo articolo.
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