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Da molto tempo ormai si discute sull’utilizzo e l’efficacia degli strumenti tecnologici nella didattica, anche attraverso approcci come il BYOD: sono parte integrante della nostra vita quotidiana, potrebbero (e dovrebbero) entrare anche in quella scolastica?

In questi giorni il Ministero ha affrontato il dibattito introducendo importanti novità: vediamole insieme in questo post!

 

L’analisi e la valutazione degli esperti del Ministero

Dopo la circolare del 2007 nella quale l’allora Ministro Fioroni vietava l’uso del cellulare a scuola, lo scorso novembre il Miur ha riaperto la discussione sul tema costituendo il Gruppo di lavoro per la valutazione dell’uso dei device digitali personali in classe con lo scopo di rispondere a domande come: “In che modo gli strumenti digitali influiscono sui processi di apprendimento? Come le nuove tecnologie possono essere impiegate per innovare le metodologie didattiche? Queste possono rappresentare un vantaggio per la didattica? Qual è lo stato dell’arte ad oggi, a due anni dall’introduzione del Piano Nazionale Scuola Digitale?”.

Docenti, esperti di pedagogia digitale, filosofi, giornalisti, tecnici del Ministero e altre figure qualificate si sono quindi riunite per analizzare i rapporti tra tecnologia, didattica e qualità dell’apprendimento. E alcuni giorni fa hanno presentato alla Ministra Fedeli i primi risultati del loro studio, proponendo una serie di linee guida per l’utilizzo degli smartphone (e non solo) nel contesto scolastico.

 

Il decalogo del Miur per usare lo smartphone a scuola a scopo didattico

In occasione di Futura, la tre giorni di iniziative dedicata al Piano Nazionale Scuola Digitale, le conclusioni del gruppo di lavoro sono state rese pubbliche e sintetizzate in un decalogo (che potete trovare anche sul sito del MIUR).

Decalogo device Miur

 

Indubbiamente la scuola e le metodologie didattiche stanno incontrando molti cambiamenti legati all’innovazione digitale: la strada proposta dal Ministero non è quella del rifiuto e del divieto, ma quella della responsabilità e di un uso guidato e regolamentato, che punti a migliorare l’apprendimento degli studenti e a promuovere lo sviluppo non solo di competenze tecniche e creative, ma anche del senso critico indispensabile per utilizzare questi strumenti in maniera consapevole.

La Ministra ha poi spiegato:

 “Non è compito del Ministero o della scuola decidere se i device sono bene o male, ma lo è insegnare ad usarli nel modo più utile e corretto. Per permettere a ogni ragazza e ogni ragazzo di avere esperienze sicure, libere e consapevoli, contrastando in modo positivo e attivo, non con divieti ma proprio con l’educazione, ogni tipo di dipendenza, anche dagli strumenti tecnologici.” 

Il primo presupposto dal quale partire per valutare l’introduzione di qualsiasi dispositivo nella didattica resta sempre lo stesso: la tecnologia non è mai il fine, ma solo un mezzo. E, come tale, si conferma cruciale il ruolo del docente, che resta il punto di riferimento, la guida educativa fondamentale affinché l’innovazione della scuola sia davvero efficace (come mette in evidenza anche questo video riassuntivo de Il Sole 24 Ore).

 

Perché lo smartphone e gli altri dispositivi mobili possono davvero essere utili in classe

L’introduzione degli smartphone e di altri dispositivi personali in classe resta comunque una scelta libera dell’insegnante, che ne valuta l’opportunità, i modi e i tempi.

Molti sono i docenti a favore di questo tipo di innovazione nella didattica, percependola come una sfida ambiziosa, ma anche come un passo doveroso per un educatore del XXI secolo.

Infatti, imparare a utilizzare lo smartphone e gli strumenti tecnologici in generale in modo autonomo e responsabile è una competenza fondamentale di cittadinanza digitale, che va sviluppata anche con l’aiuto della scuola e la collaborazione della famiglia.

Quest’ultima non deve essere una semplice spettatrice, bensì parte integrante e attiva di un patto educativo che unisce insegnanti, studenti e genitori: i cambiamenti vincenti e duraturi avvengono solo se tutte le parti sono coinvolte, informate e focalizzate su un obiettivo comune.

Non si parla di inseguire una moda o rincorrere la tecnologia, ma di utilizzarla per lo scopo primario per raggiungere il quale qualsiasi strumento viene progettato: rispondere a un bisogno. I docenti – da un lato – sono sempre alla ricerca di mezzi che consentano loro di veicolare la didattica in modo più efficace per riuscire a raggiungere ciascun alunno secondo le sue specificità; gli studenti – dall’altro – desiderano apprendere in modo più attivo, stimolante, coinvolgente: perchè quindi non approfittare di uno strumento che è – letteralmente – nelle mani di tutti per raggiungere questi obiettivi?

 

Alcuni esempi pratici per usare lo smartphone a scuola

I dispositivi mobili possono rivelarsi degli strumenti didattici molto utili, sì, ma come applicarli concretamente alle attività scolastiche?

Ad esempio, nell’esperienza di un’insegnante e animatrice digitale della scuola primaria – che crede fermamente che “in un’epoca sempre più delegata all’automazione digitale, rimane centrale l’insegnante, quello che fa la differenza” – lo smartphone può essere molte cose diverse in classe:

  • una sala di registrazione per esercitarsi nella lettura e migliorare la pronuncia di una lingua straniera;
  • una macchina da presa per raccontare storie e girare documentari;
  • un laboratorio di scrittura;
  • un laboratorio di scienze per sperimentare.

Tante idee, tanti stimoli, ma senza dimenticare – come ricorda anche questa maestra – che è importante capire anche quando lo smartphone va spento e perché.

 

Per un altro docente, invece, al liceo lo smartphone è diventato uno strumento per scoprire il mondo attraverso la fisica: sfruttando alcune app e i sensori del dispositivo ha realizzato con la classe uno studio sull’acustica, un lavoro che ha aperto la strada ad altri esperimenti da parte dei ragazzi.

Vi consigliamo davvero di leggere le due testimonianze che abbiamo linkato nel testo: sono riflessioni appassionate e stimolanti in grado di trasmettere una grande energia!

 

Per concludere, ecco anche l’esperienza di un insegnante svizzero, che già alcuni anni fa ha deciso di usare lo smartphone durante le sue lezioni, per insegnare ai suoi studenti a vederlo non come un dispositivo per il consumo passivo ed esclusivamente per lo svago, ma come mezzo di partecipazione attiva per supportare l’apprendimento – e che, per funzionare a dovere, ha bisogno di regole da rispettare.

 

 

In sintesi: come integrare lo smartphone nella didattica

Le testimonianze di questi docenti sono tutte accomunate da due riflessioni principali, che costituiscono delle indicazioni preziose per chiunque volesse intraprendere sperimentazioni di questo tipo:

  • lo smartphone in ambito educativo è un vero e proprio strumento di lavoro e non solo un dispositivo per la comunicazione e la fruizione; è importante far comprendere agli studenti che con lo smartphone si può anche “fare”, partecipare attivamente al processo di creazione;
  • ogni attività, anche la più ludica, segue delle regole ben precise che devono essere condivise e accettate da tutti; non fa eccezione l’utilizzo dello smartphone. Stabilire delle norme di comportamento e di utilizzo – magari anche in maniera collaborativa attraverso un confronto diretto con i ragazzi – è la prima questione da affrontare. Le linee guida individuate saranno valide in classe e, se comprese a fondo, accompagneranno gli studenti anche nei contesti extrascolastici, aiutandoli a maturare un rapporto “sano” e responsabile con le tecnologie.

 

 

Avete già fatto sperimentazioni con lo smartphone nelle vostre classi? Pensate sia uno strumento in grado di portare davvero innovazione efficace nella scuola? Fateci conoscere le vostre riflessioni nello spazio dei commenti!

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