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Il BYOD (Bring Your Own Device) è uno dei temi caldi nel mondo della scuola di oggi e continua a raccogliere sempre più consensi. Voi siete tra i sostenitori di questa soluzione? Oppure credete che acconsentire all’introduzione dei dispositivi personali a scuola possa solo contribuire ad aggiungere elementi di distrazione e accentuare il digital divide tra gli studenti?

Nella breve raccolta che segue potrete conoscere l’esperienza di chi ha già adottato questo modello.

 

BYOD: che cosa si intende con questa sigla?

Cominciamo innanzitutto con qualche breve premessa sul significato di questa espressione. Il BYOD (Bring Your Own Device – “porta il tuo dispositivo” in italiano) è un tipo di politica aziendale che consente ai dipendenti di portare i propri device personali (smartphone, tablet, PC) sul posto di lavoro e utilizzarli nello svolgimento delle proprie mansioni. Chiaramente questa pratica porta con sé un vantaggio fondamentale: la riduzione dei costi. Questo è tra i motivi che hanno convinto molti ad applicare questa soluzione anche all’interno delle scuole, per rimediare alla scarsità dei fondi pubblici disponibili e a dotazioni tecnologiche limitate.

Così, superando una direttiva ministeriale di alcuni anni fa, che vietava l’utilizzo di telefoni cellulari e di altri dispositivi elettronici durante lo svolgimento delle lezioni, attualmente anche il Piano Nazionale Scuola Digitale prevede il ricorso alla politica del BYOD in campo educativo, come ulteriore occasione di promozione di una didattica innovativa.

 

I tre miti più comuni sul BYOD in classe

Secondo l’autrice di questo articolo, l’utilizzo dei device personali a scuola porterebbe vantaggi a tutti: gli studenti usano strumenti a loro familiari e collegano l’ambiente educativo con quello dello svago personale; gli insegnanti possono potenziare i loro metodi didattici, sfruttando risorse e app disponibili online e rimanendo al passo con le innovazioni del digitale; le scuole possono investire i fondi risparmiati in altre iniziative per arricchire l’offerta formativa.

Ma così come sono convincenti queste argomentazioni, restano condivisibili anche i timori di chi ritiene che il BYOD in campo educativo rischi di portare più danni che benefici. Ecco quindi alcuni esempi concreti di come, con la giusta strategia, si possa riuscire a costruire esperienze positive per la formazione dei ragazzi, superando le resistenze di chi teme che questo modello possa causare problemi in termini di livelli di attenzione, sicurezza e discriminiazioni.

Leggi l’articolo Top 3 Myths About BYOD In The Classroom, di Livia Mihai, eLearning Industry.

 

Alcuni dati interessanti sul BYOD nel mondo dell’istruzione che dovete conoscere

Le statistiche ricavate da una ricerca condotta su oltre 500 professionisti IT che operano nel mondo dell’istruzione inglese e statunitense gettano un po’ di luce sull’effettiva adozione del modello BYOD in campo formativo, su come questa pratica stia cambiando l’esperienza di studenti e docenti e sulle principali problematiche connesse alla gestione e al controllo della rete utilizzata per navigare e collaborare:

  • l’84% delle scuole che non consentono il BYOD ricevono richieste frequenti da parte degli studenti e dei membri del personale che vorrebbero usare i loro dispositivi personali;
  • il 52% degli intervistati sostiene che i device vengono realmente integrati nell’esperienza didattica in classe;
  • il 27% degli intervistati ha dichiarato che l’accesso alla rete scolastica è aperto a chiunque, nonostante gli evidenti rischi in termini di sicurezza.

Questi sono solo alcuni dei dati pubblicati, potete trovarne molti altri all’interno dell’articolo originale linkato qui sotto!

Leggi l’articolo Some Interesting “BYOD in Education” Statistics You Must Know, di Priyanka Gupta, EdTechReview.

 

Cinque modi in cui gli insegnanti possono incoraggiare lo studio attraverso l’uso dei dispositivi personali

Infine, cinque consigli per gli insegnanti che vogliono sfruttare i dispositivi personali per stimolare i loro studenti a esplorare il mondo e la sua complessità dentro e fuori dall’aula:

  1. accettare domande e richieste;
  2. trovare strumenti digitali che facilitino l’organizzazione delle attività e la collaborazione tra pari;
  3. mantenere il coinvolgimento con riscontri in tempo reale;
  4. usare il blog per tenere traccia di idee e spunti di riflessione da sviluppare;
  5. documentare le attività sul campo condividendo materiali e opinioni.

Leggendo nel dettaglio ogni punto troverete anche qualche indicazione su quali app e strumenti utilizzare per cominciare subito a sperimentare!

Leggi l’articolo 5 Ways Teachers Can Encourage Deeper Learning With Personal Devices, di  Jennifer Pierrat, EdSurge.

 

Voi che cosa ne pensate? Siete favorevoli alla soluzione del BYOD? L’avete già provata nelle vostre classi? Raccontatecelo usando i commenti!

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