Oggi parliamo di Rosa e Carolina Agazzi, le due sorelle pedagogiste che all’inizio del Ventesimo secolo posero una grande attenzione all’educazione del bambino sin dalla prima infanzia.
Grazie ai loro studi, in parallelo con quelli di Maria Montessori, in Italia cominciò a diffondersi l’idea che il bambino dovesse iniziare un percorso educativo ancora prima di entrare alla scuola elementare. Grazie a loro, nel 1926 in Italia nacquero le prime scuole materne.
La scuola materna
Rosa e Carolina Agazzi nacquero a Volongo, in provincia di Cremona, rispettivamente nel 1866 e nel 1870 (contemporaneamente, in una famiglia borghese di Chiaravalle, vicino ad Ancona, veniva al mondo anche Maria Montessori).
Dopo gli studi magistrali, nel 1889 iniziarono a insegnare in una scuola elementare vicino a Brescia, in un quartiere malfamato. Tuttavia, presto capirono che i bambini avrebbero dovuto ricevere una prima educazione ancora prima di cominciare le elementari.
Così, nel 1896, su suggerimento del collega Pietro Pasquali, fondarono la loro prima scuola dell’infanzia a Mompiano, sempre nei pressi di Brescia.
Il metodo educativo
Il metodo delle sorelle Agazzi, come quello montessoriano, mette al centro il bambino. Il piccolo non è più semplice spettatore, ma diventa il protagonista principale del suo processo formativo.
Sebbene altri pedagogisti prima di loro come Friedrich Fröbel e Ferrante Aporti avessero già proposto dei modelli di scuola dell’infanzia, le due sorelle non li approvavano perché convinte che la formazione prettamente scolastica dovesse cominciare più tardi, appunto verso i sei anni di età.
Il metodo Agazzi aveva lo scopo di formare bambini e non scolari. I bambini dovevano vivere in un ambiente familiare che stimolasse la loro creatività, circondati da oggetti tradizionali. In questo modo imparavano a essere indipendenti ma anche a collaborare con gli altri.
Fondamentale era anche la figura dell’adulto, che doveva essere sempre presente per sorvegliarli e stabilire un dialogo.
Le differenze con Maria Montessori
Rosa e Carolina Agazzi si preoccupavano che con i genitori ci fosse sempre un confronto e che il bambino avesse a disposizione un luogo simile all’asilo anche a casa.
Le due pedagogiste facevano molto uso di oggetti comuni, tradizionali, che i bambini imparavano a riconoscere, a utilizzare e poi a riordinare. L’ordine era un elemento fondamentale del loro modello.
Inoltre, proponevano anche degli esercizi di lingua perché i bambini sostituissero i termini dialettali con quelli italiani.
Il metodo montessoriano, per quanto molto simile, era improntato su bambini di età maggiore, appunto studenti delle scuole elementari. Anche Maria Montessori aveva lo scopo di rendere il bambino indipendente ma in grado di relazionarsi con i coetanei e gli adulti, ma lei proponeva l’uso di oggetti scientifici. La sua più grande intuizione, infatti, consisteva nel fatto che questi oggetti dovevano sempre essere a misura di bambino.
Il ruolo della donna
Infine, come sappiamo, Maria Montessori era una pedagogista e un’insegnante, ma era soprattutto un medico, nonché una delle primissime donne laureate in Medicina in Italia. Per tutta la vita dovette affrontare numerosi pregiudizi, che non vedevano di buon occhio una donna che aveva scelto una professione simile.
Si batté duramente per l’emancipazione femminile, anche se non riuscì mai pienamente a risolvere quel dualismo famiglia-carriera che ancora oggi affligge molte donne. Ebbe un figlio, nato da una relazione segreta con un collega, ma lo riconobbe solo dopo la morte.
Le sorelle Agazzi, invece, avevano una visione della donna molto più tradizionale. Il suo ruolo era generalmente confinato a casa, finalizzato all’educazione e all’accudimento dei bambini.
Conoscevate la storia di queste due educatrici? Cosa ne pensate?
Rosa e Carolina Agazzi sono state due grandi pedagogiste. Noi sappiamo che il nuovo asilo d’infanzia secondo l’indirizzo Agazzi Pasquali, ricevette il nome di “Scuola Materna”. Questo nome già sottintende una regola precisa: il nuovo Istituto per l’infanzia vuole ispirarsi all’ambiente familiare, ma a un ambiente familiare modello, ordinato, pulito dove ci si vuole bene e ci si aiuta scambievolmente. Esso è ” scuola” perchè vi si impara tante cose, ma rifugge dallo scolasticismo: è una scuola in cui soprattutto si agisce, si parla, si vive come in famiglia. Si fanno pulizie, si prepara la tavola, si coltiva un piccolo orto, si fanno giochi e belle conversazioni, si imparano graziosi lavoretti, si canta e si prega tutti insieme. L’aggettivo ” materna” vuole sottintendere quindi non soltanto l’atteggiamento affettivo della maestra, ma tutto un indirizzo familiare o naturale ( ben più di quello del Rousseau)
Ciao Giovanna! Grazie per l’approfondimento 🙂