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Come funziona il cervello e come apprendiamo?
Grazie alla ricerca neuroscientifica oggi è possibile iniziare a conoscere qualcosa sulla misteriosa, fondamentale e affascinante capacità del nostro cervello di apprendere. Sono svelati alcuni meccanismi e ingranaggi attraverso cui comprendere meglio come funziona quel vasto e per lo più inesplorato mondo chiamato “mente”.

edunauta idee per insegnare
Alla fine degli anni ‘50 Rita Levi-Montalcini individuò una proteina prodotta dalle cellule nervose, che è in grado di favorirne la moltiplicazione e di dirigere la crescita delle fibre nervose verso i vari organi. La capacità delle cellule nervose di moltiplicarsi e crescere si chiama “fattore di crescita nervoso” ed è il regista della plasticità neuronale, cioè la capacità del nostro cervello di “rigenerarsi”, contrariamente a quanto è stato creduto fino alla scoperta della ricercatrice.

La capacità del cervello di cambiare, detta neuroplasticità, avviene per tutta la vita e ogni volta che si apprende qualcosa di nuovo. Praticamente, ad ogni nuovo apprendimento, nel cervello avvengono delle nuove connessioni tra i neuroni che cambiano la struttura interna delle sinapsi. Le sinapsi sono le reti di connessioni tra un neurone e l’altro che si formano nel nostro cervello, come una specie di fitta mappa stradale, piena di incroci che potenziano l’efficienza dei nostri neuroni. Infine, sappiamo che per connettersi tra di loro, i neuroni, hanno bisogno di essere stimolati attraverso l’esperienza e la pratica.

Quindi, se la plasticità è la capacità del cervello di cambiare e di formare nuove connessioni con l’apprendimento: come apprendiamo?
Si può apprendere in diversi modi o stili e sono stati individuati anche dei modelli. In genere, i diversi studi, dalle neuroscienze alla pedagogia, dalla psicologia alla biologia, concordano che ogni apprendimento è esperienziale: solo facendo esperienza di qualcosa possiamo apprenderla, cioè̀ farla nostra.

cervello

In particolare, lo psicologo americano David Kolb definisce l’apprendimento esperienziale come il processo attraverso il quale la conoscenza è creata tramite la trasformazione dell’esperienza.

Kolb ci viene in aiuto perché la sua analisi ci mostra come può essere messo in pratica l’apprendimento esperienziale, individuando quattro diversi tipi di apprendimento e i loro stili conseguenti:

  • l’esperienza concreta, che è l’immersione nel fare, nello sperimentare;
  • l’osservazione riflessiva, quando si vaglia l’esperienza da varie angolazioni;
  • la sperimentazione attiva, nel momento in cui le teorie vengono testate attraverso l’azione;
  • la concettualizzazione astratta, quando le osservazioni diventano teorie di riferimento.

Ognuna di queste quattro fasi identifica un diverso stile di apprendimento:

  • lo stile adattivo/accomodante, si riferisce a chi apprende in modo intuitivo ed immediato;
  • lo stile divergente è tipico delle persone che apprendono attraverso l’osservazione e che sono abili nell’immaginazione;
  • lo stile convergente è quello che si sofferma sul tipo di applicazione pratica dei concetti;
  • lo stile assimilativo, si riferisce a chi si focalizza su modelli teorici piuttosto che pratici.

Questi stili e modelli di apprendimento sono circolari e sono sviluppati in modalità differenti da ciascun individuo, che prediligerà alcune tipologie, piuttosto che altre: motivo per cui è importante conoscerle, per poter offrire contesti di apprendimento e approcci che includano tutte le modalità.

Strettamente collegata all’apprendimento è l’attenzione – come dimostrato ancora una volta dalle neuroscienze – che insieme all’emozione è responsabile della liberazione di neurotrasmettitori chiave, come la dopamina, che a loro volta facilitano la formazione di nuove connessioni neurali.

Quindi, per elevare il rendimento degli studenti, è necessario trovare modalità d’insegnamento che accendano l’interesse e rendano l’apprendimento piacevole. D’altronde, quando e da chi è stato deciso che per imparare bisogna soffrire?

 

Infine, secondo le neuroscienze, sappiamo che l’apprendimento esperienziale è possibile grazie all’acquisizione di conoscenze attraverso l’esperienza diretta ed è spesso caratterizzato dall’azione e dalla sperimentazione. Quindi è proprio quando ci rapportiamo con gli altri e con l’ambiente che il cervello elabora le informazioni in modo più profondo e si creano connessioni neurali significative. Infatti, l’apprendimento esperienziale è connesso con l’apprendimento sociale, che si verifica attraverso l’osservazione e l’interazione con gli altri.

Affinché l’apprendimento sia efficace, è necessario implementare la didattica includendo tutte le modalità con cui l’apprendimento funziona: l’osservazione riflessiva (tipica della lezione frontale), la sperimentazione attiva (realizzata attraverso esercizi pratici), l’esperienza concreta (attraverso la ricerca e il learning by doing) e la concettualizzazione astratta (con i vari processi di acquisizione delle teorie di riferimento). Integrando, infine, sia l’apprendimento esperienziale che quello sociale, affinché l’acquisizione di conoscenza sia più completa e variegata possibile.

esperimento

Come cambiare verso un apprendimento esperienziale

Innovarsi non significa nuovismo, nel senso di aderire ad una corrente che rincorre costantemente la novità e crea costantemente qualcosa di nuovo; è invece importante coltivare la capacità di rinnovarsi, proprio perché in natura, e noi ne siamo parte, “tutto ciò che non si rigenera, degenera”, citando Edgar Morin.

È proprio il nostro Ministero dell’Istruzione, attraverso INDIRE e il relativo Movimento Avanguardie Educative, ad accompagnarci nell’esplorazione di tanti possibili modi di rendere esperienziale l’apprendimento a scuola. Avanguardie Educative è un movimento di innovazione che porta a sistema le esperienze più significative di trasformazione della scuola italiana.
Esploriamo qui, brevemente insieme, due idee che ben realizzano tutti i passaggi necessari affinché l’apprendimento sia completo e duraturo: la Flipped Classroom e Oltre le Discipline.

 

La Flipped Classroom o Classe Capovolta è un approccio che inverte il modo tradizionale di organizzare il tempo in aula e a casa: il primo si tramuta in uno spazio di lavoro e di discussione, mentre a casa si ottengono le informazioni. In pratica gli alunni iniziano a casa il processo di apprendimento e poi sfruttano il tempo scolastico per attività più creative e partecipative. Il tempo in aula viene utilizzato per far lavorare attivamente gli studenti, a partire da quanto hanno letto a casa, sviluppando così un percorso di apprendimento attivo.

Le lezioni a casa sono preparate sempre dall’insegnante e condivise con gli studenti tramite supporti informatici. A casa gli alunni eseguono un’attività passiva, di comprensione dei contenuti, mentre a scuola si esercitano con l’insegnante, avendo a disposizione un aiuto, rispetto a parti poco chiare, dubbi, domande, approfondimenti.

La possibilità di approfondire ed esercitarsi a scuola insieme all’insegnante, riduce la solitudine di molti studenti nel processo vero e proprio di apprendimento e permette di:

  •  migliorare le interazioni educative in aula;
  • mettere al centro del processo lo studente, fornendogli strumenti che gli consentono di approfondire gli argomenti;
  •  promuovere lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti, la loro autonomia e capacità di lavorare con gli altri;
  •  predisporre una comunità di ricerca;
  • rendere il giovane protagonista di attività orientate al problem solving e interprete della propria conoscenza.

In Oltre le discipline, invece, l’idea di fondo è di sviluppare una didattica ispirata ai principi del problem solving o del Project-Based Learning, in cui gli studenti, individualmente o a gruppi, affrontano situazioni problematiche e cercano soluzioni originali, anziché ripetere schemi già noti, “imparano facendo” e apprendono “per indagini”, anche facendo esperienza del metodo scientifico.

Oltre le discipline nasce dall’esigenza di ridefinire la funzione della scuola rispetto ai nuovi bisogni formativi degli studenti, ma anche per superare la rigidità della frammentazione delle discipline e potenziare la didattica per competenze. Questa didattica per competenze mira a costruire compiti di realtà: infatti, risolvere una situazione vicina al mondo reale con conoscenze e abilità già acquisite, consolida queste ultime e c’è molto più coinvolgimento da parte degli studenti.
Con Oltre le discipline innovare non è stupire con effetti speciali, con tecnologie complesse e a volte alienanti, che pochi docenti realmente porteranno in classe. Innovare significa cambiare innanzitutto paradigma per modificare la nostra prospettiva.

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I podcast utili

Per conoscere come strutturare questi approcci didattici e come sono già stati implementati in alcune scuole, puoi ascoltare gli episodi del podcast Idee per Insegnare:

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Michela è alla guida della Gĕnĕras Foundation Onlus in veste di Presidente Esecutivo, ed esplora gli affascinanti universi educativi sia come mamma che come Edunauta. Cosa detta il passo del suo cammino? L’andare al cuore delle cose e la possibilità di ricominciare da capo ad ogni passo.

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