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Insegnare greco e latino ha ancora senso?

Oggi, con lo sviluppo della tecnologia e della digitalizzazione, si tende a sottovalutare le materie umanistiche. In particolare, inoltre, ci si chiede se abbia ancora senso avere delle scuole superiori incentrate prevalentemente, per nove ore alla settimana, nello studio del greco antico e del latino, due lingue che oggi non si parlano nemmeno più.

Ha ancora senso continuare a insegnare il greco e il latino oggi?

Insegnare greco e latino

Insegnare greco e latino: perché?

In Italia il liceo classico è l’unica scuola superiore in cui vengono insegnati sia il greco antico sia il latino: normalmente, ogni settimana, vengono dedicate, rispettivamente, quattro e cinque ore. Entrambe le materie vengono insegnate sia durante il ginnasio sia durante il liceo: solitamente durante il biennio ci si concentra sulla grammatica e nel triennio sulla letteratura.

Ma perché studiare queste lingue, se nessuno le parla più?

Solitamente, la risposta più comune che viene data è: “Il latino e il greco aprono la mente, insegnano a ragionare“. Chi ha frequentato il liceo classico avrà sentito questa frase milioni di volte. A volte, si aggiunge anche che queste lingue sono utili per capire le etimologie delle parole, dal momento che il latino è la lingua madre di tutto il ceppo romanzo.

Ma tutto qui?

Insegnare greco e latino

Insegnare greco e latino nel 2022?

Oggi il liceo classico non è popolare come un tempo e forse non è più considerata la scuola migliore da scegliere dopo le medie. Negli ultimi anni gli iscritti sono calati notevolmente: se devono scegliere un liceo, i ragazzi di norma preferiscono quello scientifico, dove non sempre c’è il latino. C’è da dire, tuttavia, che gli studi umanistici continuano a emanare un grande fascino, anche senza replicare i numeri di una ventina d’anni fa.

Così, mentre i colleghi del linguistico o dell’istituto tecnico arrivano a 19 anni che padroneggiano almeno tre lingue straniere o diversi software, i diplomati del liceo classico si ritrovano in curriculum due lingue che non possono neanche parlare, ma solo tradurre. E a volte neanche troppo bene.

Sorge spontaneo domandarsi se abbia ancora senso oggi, nel 2022, e in un mondo in continua evoluzione, continuare a studiare queste materie.

Dalle versioni al coding

In molti hanno avanzato l’ipotesi di riformare il liceo classico, aggiungendo corsi d’informatica, magari di programmazione, per donargli appunto una visione più moderna. Ma aggiungere ore è davvero la soluzione giusta?

Sicuramente, però, sarebbe un esperimento interessante: la traduzione e il coding, per esempio, spingono entrambe lo studente a utilizzare e mettere alla prova le sue capacità di analisi e logiche.

Lo sostiene anche il professor Giorgio Ventre, direttore del dipartimento di Ingegneria elettrica all’università Federico II di Napoli:

“Nell’era digitale, la formazione informatica sarà sempre più importante qualunque percorso professionale si scelga di seguire. Meglio partire dallo studio del latino e del greco: sono metodologie di decifrazione. In questo modo si allena il cervello”.

Materie scientifiche e umanistiche portano allo sviluppo del pensiero analitico e computazionale: per questo, in alcune scuole europee il coding viene insegnato a partire dalle elementari, insieme alla grammatica e alla matematica. Imparare a programmare fin da piccoli, infatti, porta enormi benefici.

Coding

Le capacità logiche e lo sconfinato mondo della letteratura

La nostra società continua a evolversi e ogni giorno facciamo passi avanti nella ricerca scientifica. Guardiamo al futuro, ma questo non significa che non dobbiamo ogni tanto fermarci a osservare il passato.

Criticare il liceo classico e, in generale, lamentarsi dello studio delle cosiddette “lingue morte” equivale a desiderare l’abolizione di tutte le materie umanistiche. Se memorizzare le coniugazioni non ha senso perché nessuno le usa più, allora perché memorizzare date storiche, eventi, opere letterarie e pensieri filosofici, se di fatto non ci toccano personalmente?

La scuola non serve solo a trovare un buon lavoro, a ottenere competenze effettivamente utili a livello professionale. Serve anche a formarci, a sviluppare il senso critico e logico, la creatività e tutte quelle capacità che tradizionalmente sono più legate alle materie umanistiche.

Con il greco e il latino, inoltre, non si impara solo la grammatica, ma si entra in contatto con l’universo sconfinato di un’epoca passata, ma che possiamo avvertire ancora vicina grazie alle opere, attualissime, lasciateci in eredità più di duemila anni fa.

Edipo e la sfinge

Edipo e la Sfinge

Che cosa ne pensi? Trovi che il greco e il latino siano destinati a sparire anche dai libri di scuola?

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Michela è Content & Social Media Editor in bSmart Labs. I social sono il suo pane quotidiano e cura la scrittura degli articoli su questo blog!

3 Commenti

  • Pasqualino Bruno ha detto:

    A mio parere e’ assai importante capire il mondo tecnologico in cui viviamo. Per fare questo abbiamo bisogno della lingua che parliamo e,per conoscere la nostra lingua,il latino e il greco aiutano. Va bene,percio’,la tecnologia assieme alle due lingue morte.io non riesco ad immaginare un uomo altamente tecnologico che non conosca la filosofia e la letteratura . Del resto mi pare che matematica e filosofia si tengono per mano

    • blank Michela Pongolini ha detto:

      Ciao Pasqualino! Anche noi la pensiamo così 🙂

    • Max ha detto:

      Magari avrà anche senso, cosa di cui dubito enormemente visto il pessimo livello culturale con cui una gran parte dei ragazzi esce dalla maturità i ragazzi, ma portarlo fino al quinto anno, a discapito del dedicare le ore utilizzate alle materie più specifiche dell’indirizzo scelto, no, non ha un senso.

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