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Tutti i docenti e tutti gli educatori desiderano ottenere l’attenzione dai propri studenti. Non solo ottenerla, ma riuscire a mantenerla abbastanza alta durante tutta la lezione. Ma come fare? E qual è la relazione tra attenzione e memoria? Ecco cosa dice la ricerca.

idee per insegnare

La relazione tra memoria e attenzione

Nella ricerca pubblicata nel 2005 dal neuroscienziato Douglas Fields sulla rivista “Scientific American” nell’articolo Making Memories Stick, viene indagato in profondità il processo di creazione della memoria a lungo termine. Dal momento in cui precedenti studi attestano che la memoria è regolata dai geni neuronali del cervello e dagli impulsi elettrici che ricevono, formando nuove sinapsi, la domanda attorno alla quale si sviluppa la ricerca del neuroscienziato è stata: “Come possono i geni in un singolo neurone, sapere quando rafforzare un percorso sinaptico?”.

Gli studi dell’équipe del professor Douglas Fields hanno dimostrato il modo in cui le cellule del cervello si accendono, scoprendo con stupore che ciò non avviene quando c’è una stimolazione continua delle stesse, ma solo quando le stimolazioni sono alternate da momenti in cui la cellula non viene sollecitata.

Un paio di anni dopo questa scoperta, in una scuola del Regno Unito, la «Monkseaton High School», il dirigente scolastico insieme a un gruppo di insegnanti ha voluto applicare la scoperta, ideando un metodo didattico che potesse attuare la ricerca del professor Fields, intervallando con una serie di pause la richiesta di attenzione da parte degli studenti. In pratica hanno suddiviso il tempo della lezione in tre momenti di input e due intervalli di 10 minuti. Queste pause dell’attenzione permettono al processo sinaptico di essere rafforzato, contribuendo alla corretta costruzione della memoria a lungo termine. Dopo quattro mesi di sperimentazione è emerso che il tempo scuola è stato adottato in modo più efficiente rispetto a quello tradizionale.

Se lo stimolo dell’attenzione è la porta della memoria, e memoria e attenzione sono due componenti di un unico sistema, allora è importante conoscere meglio l’attenzione: quali tipi di attenzione esistono? Come si attiva l’attenzione e come si mantiene nel tempo? Intanto sappiamo che la memoria a lungo termine non funziona efficacemente quando c’è un sovraccarico nelle attività di apprendimento strutturato che richiedono di mantenere uno stimolo costante dell’attenzione.

Classe scuola

Tipologie dell’attenzione e apprendimento

Non esiste una definizione univoca sul termine ‘attenzione’, proprio ad evidenziare la complessità dell’argomento. È possibile genericamente condividere che si tratta di un processo cognitivo che permette la selezione di stimoli rilevanti.

Nel tempo si sono susseguiti molti studi sul tema e di seguito riportiamo sinteticamente le scoperte rilevanti al fine di conoscere come meglio impostare una lezione per ottenere l’attenzione degli studenti.

Prima di tutto, è ormai noto che l’attenzione non è costante, ma fluttua e in genere è rappresentate come una curva, che trova il suo massimo picco dopo 15 minuti e inizia a calare dopo 30, 40 minuti circa. Mackworth è stato il primo a condurre studi sistematici sulla vigilanza (esperimenti con il clock test), dimostrando che si ha una rapida caduta dell’attenzione nei primi 30 minuti e più lentamente nell’ora e mezza successiva (Mackworth AK., 1976): questo è vero per adulti e giovani a partire dai 14, 15 anni di età. Per mantenere la soglia di attenzione fino a 40 minuti, il cervello ha bisogno di allenare gradualmente questa capacità, che nei bambini di 6, 7 anni, ad esempio, è stimata per una durata massima di 15 minuti.

In secondo luogo, l’attenzione ha diverse caratteristiche o è di diverse tipologie, che si intrecciano tra di loro e ad oggi ne sono state studiate e individuate sei (Molin A., 2000):

  • l’attenzione selettiva è la capacità di concentrarsi su uno stimolo, attenuando o eliminando gli stimoli disturbanti di fondo;
  • l’attenzione sostenuta o mantenuta è la capacità di rispondere ad uno stimolo o attività per un lungo periodo di tempo;
  • l’attenzione mirata o focalizzata è caratterizzata dalla capacità di messa a fuoco degli oggetti uno alla volta in sequenza;
  • l’attenzione divisa può essere definita come la capacità del nostro cervello di rispondere a più stimoli contemporaneamente (multitasking);
  • l’attenzione alternata rappresenta la capacità di spostare il focus da un compito all’altro;
  • l’attenzione arousale o generalizzata si riferisce al livello di attivazione dell’attenzione che riusciamo a prestare in un dato momento, è legata all’aspetto energetico del funzionamento.

Ne deriva che l’apprendimento è un’attività che premette l’aver acquisito una serie di capacità più o meno complesse che lavorano simultaneamente. Quindi, per migliorare la qualità dell’apprendimento, è necessario tenere presente i limiti e il funzionamento del processo cognitivo umano, oltre alle necessità d’insegnamento. Da sottolineare che l’apprendimento è considerato tale quando avviene un cambiamento nel comportamento in maniera relativamente stabile e duratura di fronte a una specifica situazione sperimentata nel tempo: l’esperienza è la condizione necessaria perché si verifichi un apprendimento.

Un primo intervento efficace può essere quello di rendere consapevoli la classe e gli insegnanti delle proprie personali capacità di attenzione, cercando dei test o dei questionari, anche autovalutativi (il web è ricco di risorse disponibili gratuitamente), per conoscere lo stato d’arte.

Infine, ecco un elenco delle caratteristiche degli stimoli che determinano il richiamo di una maggiore attenzione a cui è possibile prestare attenzione, appunto, nell’organizzazione della propria didattica (Molin A., 2000):

  • l’intensità dello stimolo – la vigilanza e l’allerta aumentano all’aumentare dell’intensità dello stimolo di partenza, quindi, ad esempio, utilizzare un’attività partecipativa come il role-play o in genere attività che coinvolgano attivamente lo studente, che creino anticipazione delle tematiche trattate, migliorano l’intensità dell’attenzione che è possibile ottenere;
  • la dimensionalità dell’esperienza di apprendimento – presentare oggetti di apprendimento reali e concreti, che conducano ad un’esperienza dimensionale facilita l’attivazione dell’attenzione;
  • il coinvolgimento emotivo – uno stimolo di partenza, che innesca risposte emozionali, attira maggiormente di uno stimolo neutro, in quanto permette anche alla motivazione di prendere parte al gioco, come ad esempio creare degli ambienti relazionali investiti, dove allievi e docenti hanno una buona qualità relazionale, oppure proporre un input visivo, come un video che attivi elementi emozionali;
  • l’estemporaneità facilita il mantenimento dell’attenzione – ad esempio sollecitare situazioni problematiche che richiedono la formulazione di ipotesi e la ricerca di soluzioni;
  • gli stimoli contrastanti aiutano l’attenzione – stimoli contrastanti, che si differenziano da altri presenti nell’input, attrarranno l’attenzione più efficacemente di stimoli simili tra loro, come ad esempio fare delle pause, sollecitare l’intervento degli studenti, permettere agli studenti di interagire tra loro, porre domande sul tema trattato;
  • il movimento stimola la memoria – creare dei contesti di apprendimento che includano il corpo, pause dedicate in cui proporre attività fisiche o addirittura integrando l’esercizio fisico nell’attività didattica sembra stimoli la memoria anche secondo dei recenti studi, come quello concluso nel 2022 dall’Università di Basilea in collaborazione con la Chukyo University in Giappone che ha dimostrato esserci una forte correlazione tra attività fisica e memoria (Ludyga S., 2022).

bambini

Idee didattiche per rispettare i tempi dell’attenzione

Secondo INDIRE, l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa, la variabile pedagogica del tempo è un elemento basilare per il ripensamento della didattica e dell’organizzazione delle istituzioni scolastiche. Lo scopo è quello di rispettare i ritmi e le modalità di apprendimento di tutti gli studenti.

Considerando le conoscenze che abbiamo a disposizione sul modo di funzionare dell’attenzione, ne consegue che ogni attività formativa necessita di essere rivista e rimodulata sulla base di queste ultime conoscenze. Così, per evitare la dispersione cognitiva degli studenti, sollecitati da un numero considerevole di discipline proposte in contemporanea e superare la frammentazione artificiosa dei saperi, viene proposta da INDIRE l’idea Uso Flessibile del tempo. La proposta prevede diverse modalità di applicazione, tra cui, la flessibilità delle attività curricolari, cioè una ripianificazione profonda del curricolo d’Istituto che si basa sulla possibilità di scegliere come impiegare le ore ottenute dalla riduzione dell’ora di lezione a 45 minuti.

Un altro esempio, che parte proprio dall’applicazione degli studi di Douglas Fields, con cui rispettare correttamente le capacità attentiva dei ragazzi è quello di impostare l’ora di lezione suddividendola in momenti in cui vengono forniti degli input della durata di 15-20 minuti, intervallati con momenti di pausa. L’Idea in questione è denominata Spaced Learning o Apprendimento intervallato:

  • nel primo momento di input vengono forniti agli studenti le informazioni riguardanti il tema che affronteranno;
  • poi è previsto un momento di pausa in cui non vengono toccati gli argomenti disciplinari;
  • a seguire è previsto un secondo input in cui vengono ripresi gli argomenti trattati inizialmente, ma con modalità differenti;
  • seguito da un secondo momento di pausa;
  • per concludere con un ultimo input in cui sono previste attività concrete con cui gli studenti possono fissare i contenuti proposti, facendoli attecchire definitivamente nella memoria a lungo termine.

podcast

Per approfondire queste due modalità didattiche, qui appena accennate, il podcast Idee per insegnare racconta le esperienze di alcuni Istituti che le hanno già sperimentate:

  • Spaced Learning o Apprendimento intervallato, un metodo didattico che tiene presenti le capacità del cervello umano di mantenere l’attenzione e di memorizzare le informazioni;
  • Uso flessibile del tempo, in cui esplorare il passaggio a un’idea di uso flessibile del tempo, attraverso il racconto di un insieme di esperienze che sollecitano una più ampia riflessione sulle strategie didattiche, sull’integrazione tra discipline, sulla revisione del curricolo, sulla riconfigurazione degli spazi e degli ambienti di apprendimento.

 

E tu segui dei metodi specifici per ottenere e stimolare l’attenzione dei tuoi alunni? 

Nel primo commento trovi i riferimenti bibliografici di questo articolo. 

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Michela è alla guida della Gĕnĕras Foundation Onlus in veste di Presidente Esecutivo, ed esplora gli affascinanti universi educativi sia come mamma che come Edunauta. Cosa detta il passo del suo cammino? L’andare al cuore delle cose e la possibilità di ricominciare da capo ad ogni passo.

1 commento

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