Chi sono i neet e da dove deriva questa terminologia? Solitamente si etichettano come ragazzi sfaticati che si sdraiano sul divano e non si curano del loro futuro, aspettando che l’occasione arrivi da sola. In realtà, questa semplificazione rischia di minimizzare una tendenza preoccupante che coinvolge un numero crescente di giovani, con delle implicazioni sociali deleterie. In questo articolo vedremo in modo approfondito significato, cause e rischi legati al problema dei neet.
Chi sono i neet, origine e significato del termine
Neet è un acronimo inglese che sta per Not (engaged) in Education, Employment or Training. Include quelle categorie di giovani che non lavorano, non studiano e non sono in cerca di un’occupazione.
Il termine è stato usato per la prima volta dal governo del Regno Unito in un report del 1999 che si occupava di esclusione sociale, e comprendeva una fascia d’età tra i 16 e i 24 anni.
A seconda dei paesi l’età anagrafica e le caratteristiche dei ragazzi presi in considerazione possono variare. Ad esempio, in italia neet si traduce in Nè-né, e comprende una fascia dai 15 ai 29 anni. Questo è dovuto, in parte, all’allungarsi di un periodo che da transitorio rischia di diventare cronico. In certi casi, possono rientrare in questo fenomeno fino a due generazioni, da 16 a 35 anni.
Rischio esclusione sociale?
Quello dei neet potrebbe sembrare un ritiro volontario dalla società, come nel caso degli hikikomori, di cui abbiamo già parlato.
In realtà, come ha spiegato Dario Nicoli, professore di sociologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore, lo studio sui né-né dovrebbe includere anche quelle persone che, pur lavorando, vivono in una condizione di precarietà che gli impedisce di mantenersi da solo.
Nicoli parla di lavoro in nero, e cita anche dei settori in cui si può parlare di neet non pienamente esclusi. Citando il settore della comunicazione, un giornalista musicale che compra dischi, assiste ai concerti per scriverne non dovrebbe sentirsi socialmente emarginato. Tuttavia, il compenso per un articolo è bassissimo e saltuario, e magari non versa neanche i contributi. Un caso del genere viene registrato comunque inesistente dallo Stato. È un neet di fatto.
Senza il sostegno familiare, è impossibile per queste persone realizzarsi pienamente. Disoccupati e persone non adeguatamente retribuite vivono la stessa dipendenza economica.
Quali sono le cause?
Dopo aver visto il significato e le categorie di giovani coinvolte, è abbastanza facile intuire da dove nasca questo fenomeno e quali ripercussioni possa avere.
Il ragazzo neet si trova spesso in un contesto sfavorevole, con scarsa domanda e offerta di lavoro.
In altri casi, i né-né subiscono una privazione psicologica, bloccati alla radice dal prendere scelte di vita fondamentali per il loro futuro, nel limbo dell’incertezza. Questo impasse può aprire la strada verso malesseri psichici più nocivi, come la depressione.
In alcuni di loro questa immobilità sociale è un tentativo di rifuggire dalle responsabilità che sono tipiche dell’età adulta, in cui decisioni giuste e sbagliate vanno soppesate con conseguenze positive e negative.
Le fasi di transizione possono essere vissute con grande apprensione. Ad esempio, dopo le scuole superiori i neodiplomati devono scegliere tra il proseguire gli studi o mettersi alla ricerca di un lavoro. Non essendoci una data di scadenza entro cui prendere in mano il proprio futuro, la decisione viene rimandata all’infinito, acuendo il senso di spaesamento generale.
Chi sono i neet, e in Italia?
Il nostro paese è tra quelli con la percentuale più alta di neet. Uno studio dell’Ocse del 2021 collocava l’Italia come la quarta nazione al mondo per numero di né-né, e la prima in Europa, e sono ormai il 28% della popolazione italiana.
La fascia in cui il fenomeno è più diffuso è tra i 25 e i 30 anni. Negli ultimi due decenni, inoltre, il numero delle iscrizioni all’università è calato considerevolmente, soprattutto al Sud. La laurea, infatti, non è più vista come il titolo che assicura l’ascensore sociale, e la crisi economica ha spinto molti giovani diplomati negli istituti tecnici a cercare lavoro per evitare la paura concreta di ritrovarsi disoccupati dopo tanti anni di studio. A pesare c’è anche il sistema delle tasse universitarie, in cui vengono sommati i redditi dei genitori, anche se considerati in un autonomo stato di famiglia.
Neet e scuola
Impossibile non tracciare un legame tra questo problema e il mondo della scuola. Secondo Maurizio Del Conte, docente di Diritto del Lavoro all’Università Bocconi, il ritiro dalla scuola avviene soprattutto negli ultimi due anni dell’obbligo scolastico, per effetto della scelta errata dell’istituto. Del Conte imputa l’abbandono alla mancanza di percorsi di orientamento, anche se l’esperienza dei docenti potrebbe smentire questa affermazione. In effetti, il professore si riferisce a professionisti esterni che possano incontrare singolarmente gli studenti, valutando i loro punti di debolezza e di forza, i talenti e le aspirazioni. Viene comunque da chiedersi se le qualità individuali non siano già note agli insegnanti che hanno a che fare ogni giorno con le loro classi.
Tu cosa ne pensi? Quale tipo di correlazione c’è tra neet e scuola? Nella tua esperienza ha vissuto episodi simili? Scrivicelo nei commenti.