Chi era Italia Donati?
In occasione della Giornata contro la violenza sulla donna, vogliamo raccontarvi la storia poco conosciuta di un’insegnante italiana, risalente alla fine dell’Ottocento.
Italia Donati aveva appena vent’anni quando iniziò a insegnare in una scuola elementare nel minuscolo paesino di Porciano, vicino a Pistoia. Non sapeva, però, che la sua vita sarebbe cambiata per sempre. Tragicamente.
Italia Donati, le accuse e il suicidio
Italia Donati nacque nel 1863 a Cintolese, in provincia di Pistoia, in un’umile famiglia. Dopo aver ottenuto la licenza, a vent’anni si trasferì nel paesino di Porciano, a decine di chilometri di distanza, per insegnare in una scuola elementare. Qui la sua vita cambiò tragicamente.
Il sindaco Raffaello Torrigiani, già sposato, all’epoca suo datore di lavoro secondo la legge, iniziò a farle una corte spietata, ottenendo tuttavia diversi rifiuti. Presto si diffuse la voce che avessero una relazione segreta e che lei avesse abortito dopo essere rimasta incinta fuori dal matrimonio.
Questi pettegolezzi divennero sempre più insistenti, tanto che fu allontanata dal luogo di lavoro. Provò a trasferirsi in un altro paese, ma la cattiva fama la seguì. Non riuscendo di a sopportare la pressione, si suicidò.
Nella notte del 31 maggio 1886, quando aveva solo ventitré anni, si gettò nel fiume Rimaggio, morendo annegata. Per evitare di essere trovata con le gambe scoperte, si legò la gonna con una spilla da balia.
Lasciò un biglietto di addio al fratello, dove fino all’ultimo giurava la sua innocenza. Nel biglietto chiedeva anche di essere sepolta a Porciano, dov’era nata e cresciuta, per evitare che la sua tomba venisse danneggiata: “Chiedo questo perché le ragazze che mi hanno odiata e biasimata in vita non vengano a burlarsi ancora di me per la via del sepolcro“.
La condizione della maestra nell’Ottocento
Dopo la sua morte, la scrittrice Matilde Serao pubblicò sul Corriere di Roma un articolo dove denunciava la condizione delle maestre italiane, spesso vittime di questo tipo di vessazione da parte dei datori di lavoro. Molte donne sceglievano la strada dell’insegnamento perché all’epoca rappresentava un modo per continuare gli studi e ottenere una certa emancipazione.
Tuttavia, le maestrine, com’erano chiamate, vivevano in situazioni terribili. Spesso venivano spedite a insegnare in paesi dispersi in mezzo alla campagne, lontane dalle proprie famiglie, in scuole e aule non adatte, dove incontravano per lo più persone ostili, che vedevano l’istruzione come un modo per allontanare i bambini dai campi. Queste maestre, inoltre, dovevano tenere un comportamento esemplare perché, per continuare a lavorare, dovevano ottenere “l’attestato di moralità” dal sindaco, che secondo la legge Coppino era anche il loro datore di lavoro, che sceglieva liberamente chi assumere e chi licenziare.
Nell’articolo Come muoiono le maestre, Matilde Serao riportò numerosi casi simili a quello di Italia Donati: una si avvelenò, una si gettò dal campanile della chiesa, una morì di fame e fatica dopo aver camminato per decine di chilometri, nel tentativo di tornare a casa.
Il luogo di lavoro: la condizione della donna oggi
Dal sacrificio di Italia Donati sono passati più di cent’anni, ma la condizione della donna sul luogo di lavoro nel nostro Paese oggi è ancora critica.
Come riportato dall’ANSA, più di una donna su due (55%) dichiara di aver subito molestie o discriminazioni a lavoro. Il 22% ha dichiarato di aver avuto contatti fisici indesiderati e il 53% ha subito complimenti espliciti non graditi. Le conseguenze si riflettono in una limitazione del proprio comportamento per paura che possa essere male interpretato o portare a conseguenze negative: il 58% delle donne intervistate non reagisce efficacemente di fronte ad una molestia, di queste il 38% non vuole passare come una persona troppo aggressiva o “quella che se la prende”, mentre l’11% non sa come fare.
In Italia per una donna non è facile fare carriera, a causa della concorrenza maschile, che spesso è sleale. Gli uomini raggiungono posizioni alte più facilmente e più velocemente, in più non sono “ostacolati” da una gravidanza. Il 41% delle donne ammette di non sentirsi tranquilla a chiedere un congedo di maternità.
Possibili soluzioni?
Risolvere questo divario di genere sembra ancora un’impresa lunga e complessa. Dal momento che si tratta di un problema culturale e generazionale, c’è chi ha proposto di inserire “Il rispetto per la donna” come disciplina scolastica, così da educare i bambini sin dall’infanzia.
Che cosa ne pensate? Avete organizzato anche voi una lezione sulla Giornata contro la violenza sulla donna? Come avete fatto?
Se siete interessati alla storia di Italia Donati, vi consigliamo i testi Prima della quiete di Elena Gianini Belotti e Tutti gli scritti di Renato Fucini. Esiste anche lo spettacolo teatrale Italia Donati, maestra, scritto da Claudio Vittone nel 2012.
Articoli interessanti che offrono importanti spunti per riflettere
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