bSmart è l’ambiente educativo innovativo, protetto, progettato per tutti gli insegnanti e gli studenti della scuola italiana. Una piattaforma in cui tutti possono sentirsi liberi di collaborare, condividere, comunicare per…

Una sfida da cogliere tutti insieme
vi scrivo per la prima volta apertamente, dopo anni trascorsi al fianco di molti di voi a confrontarmi con passione sui temi della scuola, della qualità della didattica, sul ruolo della tecnologia nella scuola, sulla valorizzazione del talento individuale degli studenti… ma anche ascoltando dalle vostre voci la fatica quotidiana dell’essere insegnante, le difficoltà di questo bellissimo e difficile mestiere; condividendo con voi le delusioni, le complicazioni di quando le famiglie non sono alleate su cui contare ma “antagoniste” da gestire, e infine sempre le speranze di cambiamento e il forte desiderio di una scuola migliore.
Poi, mentre ripenso alle conversazioni, mi restano sempre in mente queste tre domande.
Che cosa significa una scuola migliore? Che cosa significa essere insegnante? E le risposte a queste domande che significato assumono nel contesto attuale?
Gli insegnanti che incontro quotidianamente mi raccontano, davanti a un caffè, di fatica e di solitudine nel momento in cui cercano di creare condivisione o di portare un cambiamento nella scuola. Spesso mi sento dire questa frase: “Sarebbe bello trovare un luogo dove parlare liberamente, come sto facendo con te, con gli altri docenti italiani che vogliono cambiare in meglio la scuola. Insieme potremmo fare molto”.
E dunque ecco, abbiamo scelto di aprire questo blog: per mettere a disposizione un luogo dove favorire lo scambio quotidiano che aiuta i docenti a fare rete e parlare di scuola nella modalità che a loro serve davvero: non con formule teoriche preconfezionate, ma con lo sguardo e il bagaglio di chi la scuola la vive ogni giorno.
Vogliamo mettere a disposizione degli insegnanti un luogo libero e gratuito dove costruire insieme la strada verso il cambiamento.
Un luogo dove poter esprimere opinioni e visioni diverse. Dove trovare informazioni utili, aggiornamenti e suggerimenti risparmiando tempo, dove sollevare problemi e domande, far emergere idee e soluzioni per orientarsi di fronte ai problemi quotidiani, dove creare alleanze e gruppi.
Ma anche un luogo accogliente, di ritrovo e di ristoro. Un caffè “virtuale” dove prendersi una pausa, condividere fatiche e successi, cercare e trovare idee e soluzioni, confrontarsi.
Oggi ho il privilegio di aprire ufficialmente questo blog. E vorrei farlo raccontandovi che cosa vedo nella scuola e fuori da essa, mettendo sul tavolo di discussione alcuni temi a mio parere importanti per parlare di scuola e di cambiamento.
Un cambiamento al quale non siamo preparati
Il momento storico nel quale stiamo vivendo è connotato da rapidi cambiamenti: i riferimenti che per molto tempo hanno costituito una strada sicura e già tracciata, sia nella scuola sia nella vita sociale, perdono o mutano significato. In particolare, il progresso tecnologico e la pervasività dell’informazione hanno una ricaduta evidente sulla scuola e sugli obiettivi dell’istruzione.
L’arte di vivere in un mondo più che saturo di informazioni dev’essere ancora appresa. Proprio come quella, ben più ardua, di preparare gli esseri umani a vivere una tale vita.
Zygmunt Bauman
La velocità con la quale le informazioni vengono prodotte e invecchiano non coincide con il tempo a disposizione per esaminare, valutare e scegliere le informazioni rilevanti, per attribuire un significato personale e critico. Gli studenti (ma anche adulti ed educatori) sono immersi in un continuum di notifiche, messaggi, informazioni, dove la qualità e la verità non sono necessariamente dei requisiti.
Dire che tutto questo avviene fuori dalla scuola e quindi non la riguarda è ignorare un dato di realtà: come si può credere che la scuola e gli insegnanti non debbano avere un ruolo importante in questo scenario?
Chi, se non la scuola, può insegnare ai ragazzi come analizzare criticamente il significato delle informazioni? Chi può insegnare loro come attribuire qualità e priorità, come creare relazioni tra informazioni? Chi è in grado di proporre dei modelli alternativi di informazione, basati su qualità e verità?
Da dove partiamo?
Come orientarsi in questo contesto, nel quale le spinte al cambiamento provengono da molte direzioni e nel quale ci troviamo spesso disorientati e senza punti di riferimento già pronti?
Partiamo con il piede giusto: liberiamoci dagli equivoci che ostacolano la didattica
È probabile che gli equivoci siano di più, ma questi li sento ripetere troppo spesso nelle scuole:
- il mito della competenza tecnologica degli studenti;
- il digitale antagonista di tutto ciò che non lo è;
- la mia didattica funziona: perché stravolgerla per introdurre cose nuove?
Non tutte le strade sono da costruire ex-novo
Non tutto va abbandonato quando si cerca di cambiare. Facciamo conto su ciò che funzione nell’apprendimento e nella didattica:
- prendiamoci il tempo per introdurre i cambiamenti poco a poco;
- facciamo rete;
- recuperiamo la curiosità.
Il mito della competenza tecnologica degli studenti
Quante volte abbiamo sentito dire che gli studenti e i ragazzi ne sanno molto più di noi in fatto di tecnologia?
Di fronte alla sicurezza con la quale essi utilizzano le tecnologie alcuni docenti si sentono messi in discussione nel proprio ruolo e reagiscono difendendosi, tenendo la tecnologia fuori dalla scuola o affermando che non li riguarda.
Bene, liberiamoci subito da questo equivoco: la confidenza tecnologica non coincide con la consapevolezza tecnologica. La confidenza che i ragazzi dimostrano non equivale al possesso di competenze digitali: le competenze si costruiscono in un processo complesso, che richiede tempo, sforzo e guida.
Nella scuola sono i docenti ad avere un ruolo guida nella formazione delle competenze degli studenti, sia digitali che non.
I docenti non sono in discussione, anzi! Sono importanti, centrali. L’apprendimento passa prima di tutto attraverso una relazione. Quando mai uno strumento tecnologico potrà sostituire l’insegnante?
Mentre il ruolo non è in discussione, la sfida educativa richiede a un educatore di mettersi costantemente in discussione per poter formare non solo alla conoscenza, ma a quelle competenze che consentiranno agli studenti di leggere e capire il mondo nel quale vivranno, lavoreranno e saranno cittadini, così che potranno contribuirvi in modo personale e con piena soddisfazione di sé.
La mia didattica funziona! Perché cambiare? Le “nuove” sfide
Ma sono davvero sfide completamente nuove o è una preziosa occasione per andare al centro del processo di insegnamento e di apprendimento, finalmente?
In una società dove l’accesso alle informazioni è così facilitato, non si tratta più di possedere solo informazioni, ma sempre più della capacità di selezionarle in base a criteri di qualità e veridicità, di sviluppare un pensiero critico, di sapere come e perché mettere in pratica le conoscenze acquisite, soprattutto in un contesto sempre più multiculturale e globale.
Sono tutte competenze che già i ragazzi dovrebbero apprendere ed esercitare nella scuola. Aumentando le informazioni a disposizione, anche al di fuori della scuola, queste competenze diventano ancora più urgenti, fondamentali:
- imparare a progettare e a risolvere problemi;
- imparare a gestire il tempo e i contenuti;
- imparare ad accedere alle informazioni, valutarle, selezionarle, attribuire un significato e un valore;
- imparare a creare relazioni significative;
- imparare a scegliere il registro migliore in funzione del canale comunicativo e dell’interlocutore per condividere e pubblicare;
- imparare a collaborare con i compagni (con i colleghi… 🙂 );
- mettere il proprio talento nel gruppo per raggiungere piena consapevolezza e soddisfazione di sé, lavorando per ottenere un risultato.
Sono tutte competenze di base, a prescindere dagli strumenti tecnologici e dai media sociali, ma che questi rendono indispensabili. Il nostro mondo si è arricchito di nuovi strumenti e canali di comunicazione. E come voi sapete bene, il canale e lo strumento determinano il contenuto, il modo in cui viene costruito, distribuito, fruito. Ecco perché un insegnante oggi dovrebbe conoscere anche i canali digitali e le modalità di interazione che essi presuppongono, senza perdere di vista gli obiettivi finali.
Digitale VS Analogico: non è una partita di campionato!
Esprimo un mio parere personale, con ferma convinzione. Sono davvero stanca di sentire nella scuola tante discussioni e polemiche su opposizioni che nella realtà non esistono:
testo di carta VS testo digitale
scrittura a mano VS scrittura con computer o tablet
apprendimento di nozioni importanti VS apprendimento attraverso il fare
Potrei continuare con una lista lunghissima.
Mi chiedo: perché mai mettere così tanta energia su ciò che è strumentale e così poca sul destinatario e dunque l’obiettivo finale della didattica, cioè lo studente?
Stiamo parlando semplicemente di strumenti e metodi con i quali ogni insegnante ha l’opportunità (non l’obbligo) di comporre un “bouquet” vario ogni giorno, in funzione delle esigenze dello studente e della classe che ha di fronte, consentendo a lui di esercitare competenze diverse ma ugualmente importanti per la sua crescita e per la sua vita.
L’insegnante non gioca al campionato con il tempo e le vite dei ragazzi: innovare non significa eliminare tutto ciò che si è fatto e buttarsi in tutto ciò che è nuovo. Significa scegliere consapevolmente che cosa utilizzare per ottenere un risultato. E per scegliere consapevolmente occorre prima conoscere e padroneggiare, e questo è vero anche per gli strumenti e i canali digitali.
Conoscere e padroneggiare nuovi strumenti e modalità richiede tempo! Come fare?
L’insegnante è sempre in lotta con il tempo: a scuola lezioni, riunioni, impegni burocratici; a casa preparazione delle lezioni, correzioni, programmi… Introdurre novità è faticoso, significa fare spazio dove a volte lo spazio non c’è. Come fare?
Durante gli incontri di formazione, prima di mostrare un nuovo strumento, chiedo:
“Lo sapete come si mangia un elefante? Un pezzo per volta! :-)”
Per cambiare non serve stravolgere tutto subito. Si parte da piccole cose, semplificando i problemi complessi in problemi più semplici, più facilmente gestibili e “digeribili”.
Si prova ciò che è alla nostra portata, si continua a utilizzare ciò che funziona e si abbandona ciò che non funziona. Se ciò avviene con costanza e sistematicità i risultati arrivano, e alla fine ci stupiremo… di aver mangiato un elefante!
Recuperiamo la curiosità!
Ogni apprendimento spontaneo nasce da un bisogno, da una domanda che cerca una risposta, da una curiosità. L’apprendere non avviene solo nella scuola, ma è nella scuola che dovrebbe trovare alimento, strumenti, consapevolezza, soddisfazione.
Devo dirvi con ammirazione: l’insegnante è un curioso e un appassionato indomabile, per riuscire a fare questo mestiere tutta la vita! Non credete? E sa che occorre partire dal bisogno di sapere, dalle domande e la curiosità degli studenti perché essi siano davvero coinvolti. Ciò che vale per lui vale anche per loro.
Non significa fare solo ciò che a loro piace o li diverte: è piuttosto l’arte di sorprenderli, di presentare loro una sfida anziché una risposta preconfezionata, di fare emergere le domande che nascondono nel cuore e nella mente. Senza nascondere che la fatica è una componente del successo e della soddisfazione.
Tutto bello, ma come si sposa la curiosità con il programma scolastico?
Non è facile. Ma vorrei raccontare ciò che una maestra elementare un giorno mi ha confidato:
E per finire…
Siamo arrivati all’origine di tutto e al fine ultimo: lo studente. Soddisfazione e cruccio di ogni insegnante. Spesso un mistero difficile da penetrare, da raggiungere, da coinvolgere.
Abbiamo detto che l’apprendimento passa attraverso una relazione. Questo aspetto è una delle componenti più faticose e difficili dell’essere insegnante. Perché occorre molta energia, delicatezza, fermezza e passione per riuscire ad avvicinare e conoscere in ognuno di loro un intero mondo e guidarli a esprimere il meglio di sé.
Come in un’orchestra,
Cari docenti, vi ringrazio per aver passato un po’ del vostro tempo con me.
Mi troverete qui, insieme alle persone che con impegno e professionalità stanno rendendo possibile l’apertura e la vita di questo spazio. Raccontateci la scuola che vorreste e la scuola che vivete.
I commenti sono a vostra disposizione!
Michela
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