Insegnare agli studenti a riconoscere le fake news a scuola è un compito tutt’altro che semplice. Quelle che una volta si chiamavano bufale, oggi sono sempre più raffinate, e si avvalgono dei migliori strumenti tecnologici per risultare più credibili.
Tuttavia, la scuola può costituire un argine alla disinformazione sul web. In questo articolo ti parleremo di alcuni consigli e strategie utili per distinguere le notizie vere da quelle false.
Fake news e scuola, dove nasce il termine
Anche se il termine è stato coniato recentemente, le fake news sono sempre esistite.
Il problema delle notizie false e delle opinioni “di pancia” risale agli albori della civiltà occidentale, sin dai tempi di Socrate. Il filosofo greco elaborò la riflessione dei tre setacci, in cui delineava le tre domande fondamentali che ognuno dovrebbe porsi prima di pronunciare un discorso o diffondere una notizia.
- Verità. Quello che sto dicendo è effettivamente vero?
- Bontà del contenuto. Quali sono gli argomento a favore?
- Utilità dell’informazione. Quello che sto dicendo porta valore alla discussione in atto?
È abbastanza chiaro che chi produce le fake news è interessato unicamente all’ultimo punto, e non certo per un intento nobile, ma per un tornaconto personale.
In un breve saggio Giuseppe Riva, professore ordinario di Psicologia della Comunicazione presso l’Università Cattolica di Milan, classifica le fake news in tre macro-categorie:
- Vere sviste.
- Satira e parodia.
- Manipolazione vera e propria dei fatti.
Se le informazioni fallaci sono sempre state un problema, come mai oggi c’è così tanta preoccupazione a riguardo? Perché nell’era digitale le fake news hanno una diffusione mondiale e ultrarapida.
Smontare una notizia falsa richiede un lavoro lungo e complesso da parte di persone o intere redazioni, e nel frattempo l’articolo o il post ha già raggiunto migliaia di internauti.
Tuttavia, non si tratta di una battaglia persa. Infatti, è possibile bonificare la contaminazione rapida su Internet insegnando ai ragazzi alcuni accorgimenti per comprendere la veridicità dei fatti.
Rimedi contro le fake news
Confronto di più fonti
Il primo e più importante fact checking da effettuare quando si riceve una notizia sospetta è il modo in cui viene presentata: le fake news sono riconoscibili in quanto contengono spesso titoli accattivanti (es: Ecco quello che il potere non vuole che tu sappia), dati spropositati (es: Scopri come ho guadagnato 100mila euro in un mese lavorando appena tre ore al giorno), e un testo molto sgrammaticato.
Questo controllo può tuttavia non essere sufficiente, visto che anche testate autorevoli, per risultare primi nei motori di ricerca, utilizzano titoli acchiappa-click che per la fretta non sembrano scritti da un giornalista con un’ampia proprietà di linguaggio.
Quello che bisogna fare, quindi, è ricercare la stessa notizia altrove, attingendo da altre fonti. Ad esempio, scrivendo le parole chiave su Google, guardare i risultati, e poi cercare nuovamente la stessa informazione, aggiungendo “fake news” per trovare la smentita.
Spezzare le catene di Sant’Antonio
Le fake news proliferano grazie alla condivisione ripetuta nelle chat. Spesso i ragazzi si ritrovano in gruppi di messaggistica istantanea dove arrivano raffiche di notizie sui temi più vari.
Il secondo step, dopo aver incrociato le fonti, è quello di aspettare un attimo prima di ricondividere il contenuto ricevuto.
Questa è una buona prassi per essere previdenti verso se stessi, anche se probabilmente non solo tu hai ricevuto quella notizia potenzialmente falsa.
Un’alternativa al non rilanciare un contenuto di dubbia veridicità potrebbe essere quello di condividerlo comunque, ma ponendo una domanda che faccia scaturire un sospetto, tipo: “Mi è arrivata questa notizia, qualcuno ha modo di verificare se corrisponde al vero oppure si tratta di una fake news?”
Le persone hanno spesso paura di esporre dubbi, soprattutto sui social network, quando invece potrebbero favorire un clima costruttivo a partire da domande che mettono sempre in dubbio le certezze radicali. Quindi, perché non cominciare da domani?
La verifica della fonte
Abbiamo visto che mettere a confronto più articoli sulla stessa notizia può aiutarti a distinguere i fatti dalle notizie di pura invenzione. Questo vale soprattutto quando le fake news sono ben architettate, con un profilo, una pagina web che si presentano come seri e attendibili.
Non tutti però sono così abili nel realizzare false informazioni. Infatti, potrebbe capitarti di cliccare su un post e atterrare sulla pagina web in cui, oltre al testo, non c’è molto altro. L’assenza di alcuni dettagli fondamentali, come la data o l’autore dell’articolo, sono spesso indice di una notizia falsa generata da qualcuno che vuole rimanere anonimo per non avere conseguenze.
A volte ritornano
Non è sempre detto che le fake news muoiano nel momento in cui vengono smascherate. Spesso sopravvivono e si adattano ai tempi, modificando gli aspetti che sono stati smontati, con nuovi dati a supporto della tesi di fondo.
Si chiamano fake news recurrent e not consistent, bufale che ritornano periodicamente e si ripetono nel tempo, di solito incoerenti, e che mutano per adattarsi ai cambiamenti.
Un esempio di una notizia falsa che sopravvive da oltre quindi anni è quella che riguarda Facebook, risalente addirittura fino al 2009. Anche in questo caso è bene fare un confronto accurato di più fonti diverse.
Un link senza descrizione
Come dicevamo, dietro alle fake news c’è un vero e proprio business, e chi intende guadagnarci diventa sempre più bravo nel presentare una notizia come assolutamente fondata.
Ecco un esempio a proposito di una conversazione mai avvenuta tra l’attrice e regista Paola Cortellesi, ospite al programma televisivo Che Tempo Che Fa, e il conduttore Fabio Fazio, a proposito di una piattaforma in grado di moltiplicare miracolosamente i soldi investiti. Per aggiungere credibilità, l’autore ha ricreato l’impaginazione del sito la Repubblica, con tanto di logo.
Come è possibile capire se questa notizia è palesemente inattendibile?
Anzitutto si parte dai soggetti, due personaggi pubblici che si sono sempre occupati di spettacolo, e che difficilmente in uno spazio televisivo si metterebbero a parlare di argomenti finanziari.
C’è poi da considerare lo scenario apocalittico paventato, nel caso tutti cominciassero ad avere un ritorno milionario dai propri investimenti: un crollo inarrestabile del sistema bancario e una destabilizzazione politica senza precedenti, motivo per il quale Paola Cortellesi avrebbe dei guai seri con la Banca d’Italia. Un po’ improbabile, non trovi?
Però non bisogna ragionare come se fossimo al di sopra della capacità di comprendere subito se una notizia è vera o falsa, perché potresti incapparci comunque.
In questo caso potrebbe tornarti utile di controllare la URL, cioè il link del sito. Ti mostriamo ora l’indirizzo di questo articolo.
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aeciumpkup.shop/c5tYzt7m?utm_term
=&gclid=Cj0KCQjwq86wBhDiARIsA
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Non noti che la stringa è priva di informazioni fondamentali, come la pagina web di rimando e una breve descrizione dell’argomento? Tutte queste mancanze dovrebbero metterti subito in allarme.
Usare una parola d’ordine
Forse non ti è mai capitato, ma sono molti i casi di truffe online in cui le persone ricevono richieste di soldi dai propri familiari. Non potendo avere la certezza di chi ci sia dall’altra parte dello schermo, una buona strategia è quello di concordare, insieme ai propri figli o ai propri genitori, una parola chiave riguardo un aneddoto che solo voi conoscete (ad esempio: Qual è l’ultima film che abbiamo guardato insieme oppure una caratteristica fisica).
Fake news e scuola, la nuova minaccia arriva dall’intelligenza artificiale
Finora abbiamo visto le tipologie di fake news più diffuse da quando esiste Internet e i social network.
Negli ultimi anni, gli studi sull’intelligenza artificiale hanno portato alla creazione di programmi informatici molto sofisticati, in grado di generare immagini e video iperrealistici. C’è chi si è appropriato di questi mezzi per diffondere in rete informazioni false. I contenuti fotografici e audiovisivi di questo tipo si chiamano deepfake.
Se tutti i suggerimenti che ti abbiamo dato sinora erano principalmente indirizzati a capire se un articolo o un post erano verosimili o completamente inventati, com’è possibile fare altrettanto con un’immagine o un video, in cui i soggetti sono ritratti con una precisione tale da poter confondere persino un esperto?
La risposta non è semplice. I software per individuare i contenuti realizzati con l’intelligenza artificiale sono molto costosi, e non si prestano certo alle esigenze degli insegnanti nelle scuole.
Come sempre, la cosa migliore da fare è una verifica ad ampio raggio di più fonti, per uscire dalla “bolla” dei canali di informazione a cui i ragazzi fanno riferimento.
Per quanto i deepfake siano fatti bene, lasciano sempre alcune tracce digitali che potrebbero svelare l’inganno. Vediamone alcune:
- Movimenti innaturali. Presta attenzione a movimenti del soggetto che sembrano strani o non realistici. Ad esempio, sbattere delle palpebre in modo innaturale o movimenti della pelle e dei capelli che sembrano sfocati o irreali.
- Qualità dell’immagine: I deepfake spesso mostrano imperfezioni nell’immagine, come sfocature o pixelizzazione. Se l’immagine sembra troppo perfetta o troppo liscia, potrebbe essere un segnale.
- Incoerenze nell’illuminazione. Controlla se l’illuminazione del viso o dell’oggetto nel video è coerente. I deepfake potrebbero avere errori nell’illuminazione che non corrispondono all’originale.
- Audio non sincronizzato. Se stai guardando un video, verifica se l’audio è sincronizzato con i movimenti delle labbra. Incoerenze tra l’audio e l’immagine potrebbero indicare un falso.
- Sospetto contesto: Se l’immagine o il video sembra fuori contesto o improbabile, potrebbe essere un segnale di manipolazione.
Sappiamo bene che si tratta di dettagli microscopici, che la maggior parte delle persone non è in grado di cogliere. Tuttavia, alla lunga un occhio allenato acquisterà familiarità con contenuti di dubbia natura.
Conclusioni
Insegnare a riconoscere le fake news a scuola è un compito tutt’altro che semplice. La difficoltà più grande sta nel rimanere sempre vigili, nel non farsi trasportare dall’emotività o dai propri bias cognitivi (percezioni distorte dovute ai nostri pregiudizi e ai nostri sistemi di valori).
Perché non avvalersi, dunque, anche del supporto di esperti che quotidianamente lavorano per rimuovere le tante leggende metropolitane che circolano sul web (letteralmente, debunker)?
Bufale.net è un servizio di fact-checking che si concentra su notizie false, disinformazione e approfondimenti. Un altro blog molto importante in questo campo è Il Disinformatico, creato da Paolo Attivissimo, anch’egli specializzato in fake news e debunking.
Ti è stato utile questo articolo? Conoscevi queste tecniche per riconoscere le fake news? Avete mai affrontato questo argomento a scuola? Faccelo sapere nei commenti.