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La tecnologia digitale ha un grande impatto sulla comunicazione e sui suoi mezzi, potenziando il “raggio d’azione” di quelli già esistenti e creandone di “nuovi”, come i social network. Le possibilità di informarsi e conoscere sono cresciute esponenzialmente e la nostra vita quotidiana è pervasa di dati, notizie e comunicazioni di vario genere che ci arrivano da fonti diverse: la televisione, Facebook, Twitter, i blog che seguiamo, la stampa cartacea e digitale, la radio, i cartelloni pubblicitari.

Nell’arco di una giornata riceviamo moltissimi stimoli informativi, tanto che spesso può diventare difficile distinguere ciò che è davvero rilevante da ciò che non lo è, così come individuare un’informazione veritiera e attendibile da una notizia falsa. E questo è vero a maggior ragione per i più giovani, che a volte non possiedono gli “strumenti” giusti per farlo.

Abbiamo raccolto per voi alcuni spunti per portare l’educazione ai media in classe e aiutare gli studenti ad acquisire le competenze necessarie a comprendere i meccanismi dei mezzi di comunicazione e a saperli usare e interpretare nel modo giusto.

 

Media literacy: che cosa è e perché è importante

Con l’espressione media literacy si intende letteralmente l’“alfabetizzazione mediatica”, ovvero l’insieme delle conoscenze e delle competenze che consentono di utilizzare i mezzi di comunicazione e i loro contenuti in modo consapevole, efficace e sicuro. È un elemento fondamentale della formazione individuale, di cui anche la scuola dovrebbe farsi promotrice; un’educazione che è parte integrante del bagaglio culturale di un cittadino digitale attivo e responsabile.

 

Nove lezioni per promuovere la media literacy

Basta pensare anche solo a quanto tempo i ragazzi trascorrono con il loro smartphone per immaginare la quantità di messaggi a cui sono costantemente esposti e che non sempre comprendono appieno. Un modo efficace per insegnar loro ad applicare il pensiero critico a queste comunicazioni potrebbe essere quello di partire dalle notizie di attualità e guidarli in un percorso di analisi che li aiuti a riflettere sulle fonti, il linguaggio usato, i simboli, gli aspetti visuali.

Questo articolo, curato da un esperto del settore, propone alcuni esercizi da fare con gli studenti per coinvolgerli attivamente: si potrebbe ad esempio lavorare sul confronto tra le diverse versioni di una stessa storia o riflettere insieme sulla scelta dell’immagine di copertina di una rivista per capirne le implicazioni, oppure ancora studiare lo stile comunicativo di un film o un documentario.

La rete può darvi una mano per la ricerca dei materiali, e altri strumenti digitali possono poi supportare gli studenti nell’analisi e nella rielaborazione di quanto hanno imparato.

 

Leggi l’articolo 9 lessons to boost media literacy, di Frank W. Baker, ISTE.

 

Usare la pubblicità per educare ai media

L’analisi dei messaggi pubblicitari in particolare può essere utile per riflettere su come i media vengano usati anche per persuadere e influenzare opinioni e azioni. L’articolo che vi proponiamo è focalizzato sullo studio della pubblicità in ambito politico (fa riferimento alla campagna elettorale statunitense dello scorso anno), ma gli spunti che offre possono essere applicati anche in altri campi: la capacità di interpretare una comunicazione promozionale viene infatti identificata come una competenza fondamentale per educare individui informati che fanno scelte pienamente consapevoli.

 

Leggi l’articolo Use ads to teach media literacy, di ISTE Connects, ISTE.

 

Come riconoscere le notizie false e insegnare agli studenti a “gestire” i mezzi di comunicazione

Un tema caldo di questi ultimi tempi, a proposito di mezzi di comunicazione e informazione, è quello delle cosiddette “bufale”, ovvero delle notizie false che vengono divulgate volontariamente per generare disinformazione o semplicemente creare scherzi virali.

Questo fenomeno è particolarmente attivo sui social network, dove la satira, le opinioni e le storie reali si mescolano confondendo i loro contorni. Ma proprio perchè Facebook, Twitter e altri strumenti online sono sempre più spesso le principali fonti utilizzate per tenersi informati, è necessario che tutti – e soprattutto i più giovani – imparino a “decifrare” ciò che leggono.

Per raggiungere questo obiettivo, si potrebbe stimolare gli studenti alla riflessione invitandoli a interrogarsi con domande come: “Chi è l’autore di questo articolo? È una fonte attendibile?”, “È una notizia o una comunicazione promozionale?”, “È un resoconto credibile e verosimile?”

Il testo completo che trovate al link qui sotto propone anche una serie di “trucchi” che potete condividere con i vostri studenti per insegnar loro come individuare facilmente le “notizie bufala” ragionando sulle fonti.

 

Leggi l’articolo How to Spot Fake News (and Teach Kids to Be Media-Savvy), di Sierra Filucci, Common Sense Media.

 

Avete già svolto attività di educazione ai media nelle vostre classi? Condividete la vostra esperienza utilizzando i commenti!

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